'Su Micene lo stesso cielo di Troia, ma vuoto. Luccicante di smalto, inaccessibile, terso. C'è qualcosa in me che corrisponde al vuoto del cielo sul paese nemico. Finora tutto ciò che mi è accaduto ha trovato la sua corrispondenza dentro di me. Questo è il segreto che mi attanaglia e mi sorregge, e non sono mai riuscita a parlarne con nessuno. Solo qui, sul limite estremo della vita, posso nominarlo: poichè c'è qualcosa di ognuno dentro di me, non sono mai stata completamente di nessuno, e sono arrivata a comprendere persino l'odio che provavano per me. Una volta, 'prima', si questa è la parola magica, ho voluto parlarne per accenni e mezze frasi con Mirina- ma non per procurarmi un sollievo impossibile. Piuttosto perchè ritenevo di essergliene debitrice. La fine di Troia era ormai prevedibile, eravamo perduti. Enea se n'era andato insieme alla sua gente. Mirina lo disprezzava. E io tentavo di dirle che Enea- no, non solo lo capivo: mi ci riconoscevo. Come se fossi lui. Come se stessi rincantucciata dentro di lui, come se con i miei pensieri nutrissi i suoi propositi traditori. 'Traditore' diceva Mirina, che con l'ascia menava colpi rabbiosi ai piccoli cespugli del fossato intorno alla cittadella, e non mi ascoltava, forse nemmeno mi capiva, perchè da quando sono stata tenuta prigioniera nella cesta, parlo sommessamente. Non per via della voce, come tutti pensavano, essa non ne aveva sofferto. Per via del tono. Il tono profetico è finito. Finito, per fortuna.
Mirina gridò. Strano che io, pur non essendo ancora vecchia, debba parlare al passato di quasi tutti quelli che ho conosciuto. Non di Enea, no. Enea vive. Ma l'uomo che resta vivo quando tutti gli uomini muoiono è necessariamente un vile? Fu più di un atto politico che lui, invece di condurre alla morte i superstiti, si ritirasse con loro sul monte Ida, la terra natale? Ma qualcuno deve pur sopravvivere - cosa che Mirina contestava - : e perchè, prima di chiunque altro, non Enea con la sua gente? Perchè non io con lui? La domanda non si pose. Lui, che voleva pormela, alla fine vi ha rinunciato. Così come io, purtroppo, dovetti soffocare ciò che soltanto ora avrei potuto dirgli. Sicchè, almeno per poterlo pensare, restai in vita.'
'Cassandra', C. Wolf