sabato 19 marzo 2011

Berlino 1961

Nelle mie braccia tutta nuda 
la città la sera e tu
il tuo chiarore l'odore dei tuoi capelli
si riflettono sul mio viso.

Di chi è questo cuore che batte
più forte delle voci e dell'ansito?
è tuo è della città è della notte
o forse è il mio cuore che batte forte?

Dove finisce la notte
dove comincia la città?
dove finisce la città dove cominci tu?
dove comincio e finisco io stesso?
(N. Hikmet)

Ci si perde a Berlino. Inevitabilmente. E non importa se nel 1961 o nel 2009, se il muro non c'era ancora o non c'è più. A Berlino ci si perde, nella città e in se stessi, nella Sprea, sotto i tigli, nel castagno del cortile, lungo il Paul Lincke Ufer, in un caffè da Zimt und Mehl con un libro della Wolf...

giovedì 10 marzo 2011

Una giornata qualsiasi

Le ultime parole famose...si è spezzato il cavo del mio Acer davanti al quale dovevo trascorrere le mie serate 'postsessionediesamiinvernaleandatainbianco'. Di buono in questa giornata c'è stato un sole giallo giallo, un cielo azzurro azzurro, un vento freddo freddo e un mare calmo calmo...una passeggiata tra amiche con acquistini frivoli tanto per tenere su il morale (che ogni giorno tenta di raggiungere il nucleo solido della terra).
Herta Muller mi ha accompagnato nel viaggio della speranza in treno verso la grande città...la trovo straordinaria, non comprendo le critiche di chi definisce il suo romanzo 'illeggibile', Il paese delle prugne verdi è toccante, la parola acrobatica, lo stile funambolico di chi con la penna ci sa fare...fuori da ogni banalità, il tema trattato è fondamentale, importantissimo, una questione di vita, anzi di vite, costrette a convivere nella paura più folle, quella paura, appunto, che può togliere il senno, e può spingere all'esilio, seppur a malincuore. Una dittatura,quella di Ceausescu,la cui violenza (psicologica e non) e volontà di controllo si infiltra anche nel più recondito meandro della dignità umana della persona, che pur di liberarsene,a volte, decide di non esistere più. Altri, invece, come l'autrice, decidono, non meno pericolosamente, di lasciare il paese.

mercoledì 9 marzo 2011

Blogario - Bei tempi

Eccomi qui. Finalmente non devo più pensare agli esami (non che sia riuscita a farne molti, diciamo zero da gennaio) e posso concedermi qualche serata (direi tutte le serate) di fronte al mio Acer. Pensavo a cosa farne di questo pseudo-blog, credo che tenterò di trasformarlo in un blog(di)ario, aggiornandolo tutti i giorni (se riesco). Vorrei provare a guardare la mia vita dal di fuori, leggerne un po', come fossi estranea a me stessa. Vedremo cosa succederà. Intanto è tutto il giorno che ascolto una canzone di Vecchioni, Bei Tempi. Quel 'a Laura quando le dicevo che il mondo è bello e ci credeva' che mi ha provocato un brivido, forse perché vorrei essere io quella Laura, quella a cui qualcuno dice una frase come questa...'erano tempi di parole che correvano da sole' lo erano davvero, 'tempi che correvo, che rompevo e che scappavo e coi tuoi occhi ci giocavo'...tempi che non torneranno più.