lunedì 30 maggio 2011

Cassandra aveva ragione (C. Wolf)

'Su Micene lo stesso cielo di Troia, ma vuoto. Luccicante di smalto, inaccessibile, terso. C'è qualcosa in me che corrisponde al vuoto del cielo sul paese nemico. Finora tutto ciò che mi è accaduto ha trovato la sua corrispondenza dentro di me. Questo è il segreto che mi attanaglia e mi sorregge, e non sono mai riuscita a parlarne con nessuno. Solo qui, sul limite estremo della vita, posso nominarlo: poichè c'è qualcosa di ognuno dentro di me, non sono mai stata completamente di nessuno, e sono arrivata a comprendere persino l'odio che provavano per me. Una volta, 'prima', si questa è la parola magica, ho voluto parlarne per accenni e mezze frasi con Mirina- ma non per procurarmi un sollievo impossibile. Piuttosto perchè ritenevo di essergliene debitrice. La fine di Troia era ormai prevedibile, eravamo perduti. Enea se n'era andato insieme alla sua gente. Mirina lo disprezzava. E io tentavo di dirle che Enea- no, non solo lo capivo: mi ci riconoscevo. Come se fossi lui. Come se stessi rincantucciata dentro di lui, come se con i miei pensieri nutrissi i suoi propositi traditori. 'Traditore' diceva Mirina, che con l'ascia menava colpi rabbiosi ai piccoli cespugli del fossato intorno alla cittadella, e non mi ascoltava, forse nemmeno mi capiva, perchè da quando sono stata tenuta prigioniera nella cesta, parlo sommessamente. Non per via della voce, come tutti pensavano, essa non ne aveva sofferto. Per via del tono. Il tono profetico è finito. Finito, per fortuna.
Mirina gridò. Strano che io, pur non essendo ancora vecchia, debba parlare al passato di quasi tutti quelli che ho conosciuto. Non di Enea, no. Enea vive. Ma l'uomo che resta vivo quando tutti gli uomini muoiono è necessariamente un vile? Fu più di un atto politico che lui, invece di condurre alla morte i superstiti, si ritirasse con loro sul monte Ida, la terra natale? Ma qualcuno deve pur sopravvivere - cosa che Mirina contestava - : e perchè, prima di chiunque altro, non Enea con la sua gente? Perchè non io con lui? La domanda non si pose. Lui, che voleva pormela, alla fine vi ha rinunciato. Così come io, purtroppo, dovetti soffocare ciò che soltanto ora avrei potuto dirgli. Sicchè, almeno per poterlo pensare, restai in vita.'

'Cassandra', C. Wolf 

giovedì 14 aprile 2011

Partenze

Sapevo da un po' che prima o poi sarebbe accaduto. Quando la sorte ti fa nascere e crescere in un piccolo paesino di provincia, nel profondo sud, conosci da subito cosa un giorno ti verrà tolto e cosa ti verrà dato. Milano e Roma si sono prese i miei amici, l'ultimo rimasto, laureatosi il mese scorso, parte domani per la capitale. Non riesco a non incoraggiare le persone ad andar via, non esiterei un istante se fossi al posto loro. Ma rimanere qui, col vuoto intorno che rischia di inghiottirti, ad assegnarti compiti immaginari per trascorrere le giornate, con gli ultimi esami da fare e che sembrano lontanissimi, con la macchina rotta che a volte non parte, imprigionata tra gli ulivi e i muretti a secco cercando di dimenticare i tigli e i castagni e la casa in Wildenbruchstrasse, con le colleghe di università sparse per la regione, per non parlare della presenza esuberante di due genitori che guardano il mondo al passato e non si rendono conto di come si stanno evolvendo le cose...rimanere qui senza alcuna voglia di studiare o intraprendere le letture di sempre...ho come l'impressione che ogni giorno venga aggiunto un mattoncino a un ipotetico muro sul quale dovrò saltare sempre più in alto per poter, un giorno, passare dall'altra parte.

sabato 9 aprile 2011

Come si cambia

Come volevasi dimostrare, la costanza non mi appartiene affatto. Ma ho voglia di darmi una seconda possibilità e provare a ritagliarmi uno spazietto quotidiano nel quale poter far confluire quei pensieri che riaffiorano di tanto in tanto nella mente e che a volte non si ha proprio voglia di mandar via.
Ho fatto un giro in città questa mattina, raramente ci vado di sabato. Lascerei tutto per andare a vivere in città e prima o poi lo farò. Certo, la distesa dei ciliegi in fiore vista dal treno mi riempiva gli occhi e il cuore, ma i petali tra un po' cadranno e non avrò più motivo di guardare fuori dal finestrino. Solo i libri e lo sguardo di qualche sconosciuto. Il sole, il mare, tutto troppo azzurro in città, colori troppo forti che ingannano. Fallaci. Un incontro in Feltrinelli e una mostra in pinacoteca, un gelato, sempre la solita paura di non essere capita. La paura di aver sbagliato nuovamente, quando la solitudine porta a circondarsi di persone a caso, alle quali ci si appiglia sperando di scorgere nei loro occhi una scintilla preziosa. Nuovi incontri, è questa la parola chiave, mai fermarsi e continuare a cercare. Che la tyche sia dalla mia parte, questa volta.

sabato 19 marzo 2011

Berlino 1961

Nelle mie braccia tutta nuda 
la città la sera e tu
il tuo chiarore l'odore dei tuoi capelli
si riflettono sul mio viso.

Di chi è questo cuore che batte
più forte delle voci e dell'ansito?
è tuo è della città è della notte
o forse è il mio cuore che batte forte?

Dove finisce la notte
dove comincia la città?
dove finisce la città dove cominci tu?
dove comincio e finisco io stesso?
(N. Hikmet)

Ci si perde a Berlino. Inevitabilmente. E non importa se nel 1961 o nel 2009, se il muro non c'era ancora o non c'è più. A Berlino ci si perde, nella città e in se stessi, nella Sprea, sotto i tigli, nel castagno del cortile, lungo il Paul Lincke Ufer, in un caffè da Zimt und Mehl con un libro della Wolf...

giovedì 10 marzo 2011

Una giornata qualsiasi

Le ultime parole famose...si è spezzato il cavo del mio Acer davanti al quale dovevo trascorrere le mie serate 'postsessionediesamiinvernaleandatainbianco'. Di buono in questa giornata c'è stato un sole giallo giallo, un cielo azzurro azzurro, un vento freddo freddo e un mare calmo calmo...una passeggiata tra amiche con acquistini frivoli tanto per tenere su il morale (che ogni giorno tenta di raggiungere il nucleo solido della terra).
Herta Muller mi ha accompagnato nel viaggio della speranza in treno verso la grande città...la trovo straordinaria, non comprendo le critiche di chi definisce il suo romanzo 'illeggibile', Il paese delle prugne verdi è toccante, la parola acrobatica, lo stile funambolico di chi con la penna ci sa fare...fuori da ogni banalità, il tema trattato è fondamentale, importantissimo, una questione di vita, anzi di vite, costrette a convivere nella paura più folle, quella paura, appunto, che può togliere il senno, e può spingere all'esilio, seppur a malincuore. Una dittatura,quella di Ceausescu,la cui violenza (psicologica e non) e volontà di controllo si infiltra anche nel più recondito meandro della dignità umana della persona, che pur di liberarsene,a volte, decide di non esistere più. Altri, invece, come l'autrice, decidono, non meno pericolosamente, di lasciare il paese.

mercoledì 9 marzo 2011

Blogario - Bei tempi

Eccomi qui. Finalmente non devo più pensare agli esami (non che sia riuscita a farne molti, diciamo zero da gennaio) e posso concedermi qualche serata (direi tutte le serate) di fronte al mio Acer. Pensavo a cosa farne di questo pseudo-blog, credo che tenterò di trasformarlo in un blog(di)ario, aggiornandolo tutti i giorni (se riesco). Vorrei provare a guardare la mia vita dal di fuori, leggerne un po', come fossi estranea a me stessa. Vedremo cosa succederà. Intanto è tutto il giorno che ascolto una canzone di Vecchioni, Bei Tempi. Quel 'a Laura quando le dicevo che il mondo è bello e ci credeva' che mi ha provocato un brivido, forse perché vorrei essere io quella Laura, quella a cui qualcuno dice una frase come questa...'erano tempi di parole che correvano da sole' lo erano davvero, 'tempi che correvo, che rompevo e che scappavo e coi tuoi occhi ci giocavo'...tempi che non torneranno più.